Quanto è organizzato il tuo team di lavoro?
è tutta questione di abitudini

È tutta questione di abitudini

è tutta questione di abitudini
è tutta questione di abitudini

Siamo in quella fase dell’anno, a metà del primo mese per la precisione, in cui il buon proposito di cambiare abitudini – abbandonare quelle cattive e introdurre quelle virtuose – rischia di frantumarsi, senza possibilità d’appello.

Vuoi ricominciare l’anno nel migliore dei modi, riprendere in mano le giornate assumendone il pieno controllo, affrontare diversamente il lavoro da remoto (visto che nell’amato 2020 ti ha travolto) riuscendo anche ad avere il tempo di staccarti dal lavoro e goderti il resto. Ma come si fa? Ci hai provato in questi 20 giorni, ma è così difficile!

Non perderti d’animo, con questo post vediamo come funzionano le abitudini: capirle ci aiuta a essere più consapevoli di come introdurre quelle buone e lasciar andare quelle cattive.

A cosa servono le abitudini

Le abitudini sono degli automatismi che il nostro cervello adotta per risparmiare energie. Se dovessimo prendere centinaia di decisioni ogni minuto, arriveremmo alle 9 del mattino già stravolti.

Le abitudini sono quindi una modalità agile di agire e svolgere molte delle nostre attività “col pilota automatico” preservando preziose energie per i momenti di lavoro intenso o in cui siamo chiamati a prendere decisioni importanti.

Celebre è, ad esempio, l’abitudine di Mark Zuckerberg di indossare sempre gli stessi outfit essenziali. Il senso di questa azione – per molti estrema – sottolinea l’efficacia di automatizzare delle decisioni futili e ripetitive per preservare le energie da utilizzare nei momenti salienti.

In sostanza, si tratta di acquisire dei sistemi efficaci per quello che dobbiamo fare nella nostra giornata e renderli automatici per semplificarci il lavoro.

Detto così sembra tutto facile e logico. E quindi, dove sta l’inghippo?

Che tanto spesso adottiamo delle abitudini che non sono funzionali alle nostre giornate, ma sono un’accozzaglia di azioni che ci intralciano. Eppure le reiteriamo.

Certo, detto così non ha molto senso. Chi mai saboterebbe intenzionalmente le proprie giornate di lavoro inserendo delle cattive abitudini? Nessuno ovviamente, sarebbe folle!

Eppure lo facciamo. Tutti e molto più spesso di quanto pensiamo.

Se ancora non ci credi, te ne cito una su tutte: lavorare con la casella di posta elettronica aperta. Lo fai anche tu?

Perché lavorare con la mail aperta è una cattiva abitudine?

Ti starai chiedendo perché ho inserito lavorare con la mail aperta tra le cattive abitudini. “Il lavoro passa dalla mail”, mi dirai tu!

Sì – ti dirò io – ma questo cosa c’entra con l’abitudine di averla sempre aperta davanti al naso e di farti distrarre a ogni plin o notifica visiva all’arrivo di una nuova mail?

Poco fa ti ho scritto che le abitudini servono al nostro cervello per risparmiare energia. Questa particolare abitudine, invece, ha il “dono” di prosciugare la nostra energia, di frammentare l’attenzione e di monopolizzare il nostro tempo lavorativo.

Ci avevi mai fatto caso?

Se ripensando alle tue giornate ti rendi conto che è così, sai quale buona abitudine prendere (chiudere la mail mentre lavori) e quale cattiva abitudine lasciar andare (lavorare con la mail aperta).

Perché è difficile acquisire nuove abitudini?

Le abitudini sono come delle strade nel nostro cervello, dei percorsi che abbiamo seguito tante volte e che sono come dei sentieri molto battuti nel terreno.

Una nuova abitudine è come un nuovo percorso: è una strada poco segnata rispetto a una che conosciamo bene. Quindi quando vogliamo creare una nuova abitudine, serve un’intenzione iniziale. Ogni volta che vogliamo introdurre una nuova abitudine, dobbiamo decidere di percorrere il nuovo sentiero.

Un’altra particolarità è che le vecchie abitudini non si cancellano mai, l’unica cosa che possiamo fare è rendere più “forte” la nuova abitudine. E, specialmente all’inizio, ci vuole tempo, intenzione e volontà, perché bisogna sceglierlo tutte le volte.

Ci sono abitudini più piccole che si prendono in 21 giorni, altre invece che richiedono più tempo e pazienza perché richiedono mesi per diventare una modalità automatica. Ecco perché bisogna lavorare sulla costanza e ripercorrere giorno dopo giorno il nuovo sentiero per renderlo ben segnato e riconoscibile.

Tornando all’esempio dell’email, questa abitudine potrebbe richiedere anche più di 21 giorni, quindi datti altro tempo prima di abbandonare la missione!

Esempi di altre buone abitudini lavorative

Se lavorare con la mail chiusa non è mai stato un problema per te, ecco qui due altre buone abitudini che ti suggerisco di inserire nella tua giornata lavorativa:

  1. il batching: ovvero accorpare più attività simili e svolgere in sequenza per ottimizzare il tempo. Se vuoi approfondire ne avevamo scritto qui
  2. introdurre delle routine di fine giornata: specialmente se lavori da remoto o da casa, chiudere la tua giornata lavorativa con dei rituali (ad esempio scrivere la lista delle attività per il giorno dopo o liberare la scrivania), ti aiutano a liberare la mente per la serata, in modo da goderti anche il tempo personale con la testa libera

Come cambiare le cattive abitudini

Riassumendo, per cambiare le abitudini bisogna intanto capire a cosa ci servono e come funzionano e perché sono così difficili da instaurare.

Dopo aver acquisito una buona consapevolezza, bisogna lavorare sulla costanza e sulla capacità di fare, giorno per giorno, dei “solchi più profondi” di abitudini virtuose e che ci permettono di lavorare meglio.

Ne abbiamo parlato anche nel corso “È tutta questioni di abitudini” in collaborazione con Api Mantova.

Se vuoi approfondire questo affascinante tema e lavorare sulle tue abitudini facciamoci una chiacchierata così sai cosa possiamo fare per te!

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La forza stabilizzatrice di Organizzatessen. Quella brava a guidare le persone, cogliere le sfumature e ascoltarle in modo calmo ed empatico. Ma è anche pragmatica e decisa per capire subito dove è il problema e affrontarlo.

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