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Ancora multitasking?

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Se pensi che il multitasking sia una dote da coltivare, con questo articolo ti spiego perché in realtà il multitasking minaccia la tua produttività e risucchia le tue energie.

Essere multitasking: cosa significa

In informatica si parla di multitasking quando un computer svolge 2 o più funzioni contemporaneamente.

Poiché, idealmente, riuscire a fare più attività allo stesso tempo ci permetterebbe di essere più efficienti e di guadagnare tempo nelle nostre giornate frenetiche, anche noi umani abbiamo pensato di voler essere multitasking. Ci proviamo con grande ostinazione tutti i giorni. Con risultati incerti, se non proprio dubbi.

Col tempo si è creato un mito intorno al multitasking: rapidità, efficienza, performance, (onni)potenza e per un certo periodo è anche sembrato che spingere l’acceleratore sul multitasking rendesse tutti più abili e interessanti. Insomma, il mito del multitasking andava a braccetto col culto dell’affaccendato. Faccio cose (contemporaneamente), vedo gente (dal vivo e virtualmente).

Cosa facciamo veramente: multitasking vs task switching

Ma noi siamo computer? Eh no, ovviamente, e infatti il nostro povero cervello può elaborare solo poche informazioni alla volta. Anche se lo sollecitiamo e cerchiamo di rifilargli un sacco di attività nello stesso tempo, lui dopo un po’ non ce la fa più e invoca pietà. Hai presente quando corri tutto il giorno, arrivi a sera a pezzi e, nonostante la frenesia, ti sembra di aver concluso poco?

Negli ultimi anni anche i neuroscienziati ci hanno detto che tutto questo multitasking non ci rende veramente efficienti. Anzi, il multitasking rende la nostra attenzione (ancora) più precaria, la nostra mente più affaticata e lo stress una condizione cronica.

Inoltre, quando pensiamo di fare multitasking (come da definizione fare 2 o più cose allo stesso tempo), in verità facciamo task switching, cioè saltelliamo (magari molto rapidamente) da un’attività all’altra.

Per farti capire meglio la differenza tra multitasking e task switching facciamo un esempio.

Stai scrivendo un’email e ti arriva una telefonata. Decidi di rispondere, ma per non perdere tempo continui a scrivere anche l’email. Dopo pochi secondi perdi il filo della telefonata e chiedi di ripetere l’ultima cosa detta. (oppure è il tuo interlocutore che ti chiede se stai seguendo perché ti sente assente!). Per non perdere i pezzi anche la seconda volta smetti di scrivere l’email. La tarantella va avanti per un po’, finché concludi la telefonata di cui però ricordi la metà e se rileggi la mail non si capisce niente. È capitato anche a te?

A me spesso, sia di farlo sia di subirlo. E da quando mi sono accorta di quanto sia fastidioso essere dall’altra parte del filo, cerco di essere più presente e di farci attenzione.

Già, l’attenzione….

Multitasking e attenzione

Quando parliamo di multitasking e di task switching parliamo inevitabilmente anche della nostra attenzione, che è una delle risorse più scarse e quindi più preziose che abbiamo.

Quando passiamo da un’attività all’altra freneticamente ci illudiamo di guadagnare tempo e pensiamo di poter raddoppiare la nostra attenzione.

In realtà, più attività portiamo avanti insieme, più la nostra attenzione si frammenta. Per tornare all’esempio di prima, quando cerchiamo di parlare al telefono e di scrivere un’email contemporaneamente non stiamo dedicando il 100% dell’attenzione a entrambe le attività. Quel che è peggio è che non stiamo dedicando neanche il 50% a ciascuna attività, perché sottovalutiamo il costo, in termini di attenzione, che paghiamo nel “cambio di contesto”.

Ogni volta che saltiamo da un’attività all’altra, una parte della nostra attenzione (ma anche del nostro tempo e della nostra energia) si perde. Quindi, se ti dividi tra due attività dedicherai il 40% di risorse alle attività vere e proprie e un buon 20% si perderà nel cambio di contesto.

Se ti dividi tra tre attività dedicherai il 20% delle risorse a ognuna e perderai il 40% nel cambio di contesto.

Questo vale per le microattività (scrivo la mail e parlo al telefono), ma vale anche se gestisci più progetti contemporaneamente, magari anche in ambiti diversi tra loro!

Cos’è esattamente il cambio di contesto

Per spiegarti meglio il concetto di cambio di contesto (anche se credo che avrai intuito di cosa si tratta) uso la metafora del navigatore satellitare.

Quando inserisci un indirizzo nel tuo navigatore, questo ci metterà qualche secondo a trovare la rotta migliore valutando tutte le informazioni a disposizione.

Se decidessi di cambiare indirizzo o punto di partenza, inevitabilmente il navigatore avrà bisogno di altri secondi per ricalibrare la rotta e darti le istruzioni più adeguate per arrivare a destinazione. Se lo fai una terza volta… bè sai già come va a finire. E oltretutto sai anche che la batteria del navigatore inizierà a esaurirsi, perché molto sollecitato.

Quando saltiamo da un’attività all’altra, il nostro cervello si comporta proprio come un navigatore: deve ricostruire il percorso migliore per portarti all’obiettivo a seconda delle informazioni che ha a disposizione. Se continui a saltare da un’attività all’altra, il tuo cervello dovrà ricalibrare la rotta chiedendosi a che punto eri, qual è il prossimo passo che devi fare e qual è il modo migliore di arrivare all’obiettivo. Chiaramente, ogni volta che “cambi contesto” passando da un tema all’altro fai ricalcolare il percorso al tuo cervello che a lungo andare si affatica. E più ti stanchi più perdi tempo ed energie

Il coltellino svizzero

E torniamo a quella sensazione familiare di correre tutto il giorno ma di non concludere niente e sentirsi a pezzi. Ma non è che (bis)tratti il tuo cervello come un navigatore?

E se invece provassi a usarlo come un coltellino svizzero? La particolarità di questo attrezzo è che, nonostante le sue numerose funzioni, gli strumenti a disposizione non si possono usare contemporaneamente.

Il coltellino svizzero rimane uno strumento molto efficace, ma per sfruttare appieno il suo potenziale devi avere la pazienza di fare una cosa alla volta. Per sfruttare anche il tuo potenziale e preservare le tue risorse vale lo stesso principio.

Provaci oggi stesso e fammi sapere come va!

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La forza stabilizzatrice di Organizzatessen. Quella brava a guidare le persone, cogliere le sfumature e ascoltarle in modo calmo ed empatico. Ma è anche pragmatica e decisa per capire subito dove è il problema e affrontarlo.

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